Nicola Gratteri a Trento per Uman Festival: il dialogo con i giovani per combattere la mafia
Lo scorso martedì 17 ottobre, alcuni membri della Fondazione Antonio Megalizzi erano seduta in platea, presso l’Auditorium Santa Chiara di Trento, ad ascoltare le parole del procuratore Nicola Gratteri, ospite della seconda serata dello Uman Festival, organizzato dall’associazione Unitin.
Figura di spicco della lotta alle mafie, Gratteri vive sotto scorta dal 1989 e si è recentemente insediato a capo della Procura di Napoli. Ma non manca mai di partecipare alle iniziative che lo portano a interagire direttamente con il grande pubblico e, in particolare, con i giovani.
Va nelle scuole a parlare con gli studenti e dedica un pomeriggio alla settimana alle persone che vogliono interloquire con lui. Perché è importante che le istituzioni siano affidabili, credibili e serie.
L’intervista, condotta da Tommaso Ricciardelli di Parliamo di mafia, si è infatti subito aperta con una dura considerazione: secondo Gratteri, le istituzioni si sono spesso “prostituite”, non sono state coerenti con il proprio ruolo. Questo ha portato la gente a non credere né ad avvicinarsi, per esempio, alla giustizia. “Non è vero che i calabresi non denunciano. Se non lo fanno, è perché non sanno a chi rivolgersi”. La ‘Ndrangheta, che ha strategicamente deciso di non seguire Cosa Nostra nel progetto stragista, si infila ovunque girino soldi, sfruttando anche le crisi emergenziali come la pandemia: l’economia si ferma, i servizi scarseggiano e peggiorano e per la mafia si crea la perfetta situazione per fare affari.
“La ‘Ndrangheta dà risposte: corrotte, clientelari, colluse… ma dà risposte. Così poi la gente, quando va a votare, darà la preferenza a un prescelto dalla mafia.”
E sono purtroppo tanti gli scenari in cui la ‘Ndrangheta si insinua. Perfino i conflitti internazionali sono un’occasione lucrativa. Finiti i combattimenti, restano le armi che vengono acquistate dalla mafia “a prezzi da outlet”, come è successo dopo la guerra nella ex Jugoslavia.
La risposta internazionale alla mafia è debole così come, secondo il procuratore Gratteri, sono deboli le Nazioni Unite. Questo è evidente nel contesto del narcotraffico, di cui la ‘Ndrangheta è punto di riferimento mondiale. Se abbattere il traffico di marijuana, eroina e droghe sintetiche risulta impossibile a causa della diversificazione geografica della loro produzione, la cocaina potrebbe essere sconfitta perché viene prodotta solo all’interno del microclima amazzonico. L’ONU, le cui campagne contro la cocaina hanno fallito dando soldi a ONG corrotte, potrebbe dialogare direttamente con i coltivatori e compensare i guadagni derivanti dalla produzione dell’”oro bianco” – come titola il libro del 2015 scritto da Gratteri insieme ad Antonio Nicaso – incentivando piantagioni di caffè o altro.
Non solo questo è utopistico, ma il futuro del malaffare è nelle droghe sintetiche e la ‘Ndrangheta è già lì. Così come è già nel mondo del gioco d’azzardo e anche online, in Italia e anche “Fuori dai confini” – titolo dell’ultimo libro di Gratteri e Nicaso che ha accompagnato l’intervista.
La lotta alla mafia è continua e faticosa, ma alla domanda “Si è mai sentito solo?” il procuratore ha risposto “No. Nel tempo alcuni si sono girati dall’altra parte, ma è importante andare avanti perché le persone hanno bisogno di punti di riferimento”.
Questo è l’esempio di un uomo dello Stato, il cui lavoro rafforza la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e ispira tanti giovani nutrendo il loro spirito civico, proprio come ha fatto con Antonio. Perché, in fin dei conti, la conoscenza, la cultura della legalità e l’educazione alla cittadinanza sono la risposta più potente alle mafie, alla criminalità, alla corruzione e al terrorismo.
A cura di Federica Megalizzi