
UN’UNIONE CHE È FORTE SOLO SE È UNITA – IL DISCORSO ANNUALE DI URSULA VON DER LEYEN AL PARLAMENTO EUROPEO
La guerra in Ucraina al cuore della relazione della Presidente della Commissione europea. Ambiente, democrazia e mercato comune tra gli altri principali temi. Ecco cos’ha prospettato per il 2023 von der Leyen.
“Mai prima d’ora questo Parlamento si è trovato a discutere lo stato della nostra Unione mentre sul suolo europeo infuriava la guerra.” Con queste parole Ursula von der Leyen ha iniziato il suo discorso dinanzi il Parlamento europeo riunito a Strasburgo nella mattinata di mercoledì 14 settembre.
Come ogni anno, a settembre, la Presidente della Commissione europea tiene di fronte al Parlamento lo Stato dell’Unione, una relazione nella quale sono presentati i traguardi conseguiti nell’ultimo anno, le imminenti sfide per l’UE e le misure che saranno adottate nell’anno successivo per farvi fronte.
Che quest’anno, però, non fosse come tutti gli altri lo ha ricordato la Presidente stessa fin dal suo esordio. Si è trattato di discorso fortemente politico, mirato innanzitutto a ribadire l’inequivocabile supporto dell’UE all’Ucraina, come anche testimoniato dall’accostamento simbolico di giallo e blu nell’abbigliamento della Presidente e delle altre commissarie, nonché dalla presenza in aula di Olena Zelenska, moglie del presidente ucraino.
Per von der Leyen la guerra in Ucraina ha fatto riemergere la forza interiore dell’Europa: se per raggiungere delle soluzioni alla crisi finanziaria globale erano serviti anni e per mettere in piedi una risposta europea alla pandemia solo alcune settimane, la reazione dell’Unione all’invasione russa dell’Ucraina è stata “unanime, decisa e immediata”.
Chiaro il messaggio mandato alla Russia: l’UE è e sarà al fianco dell’Ucraina e non è disposta a sollevare le sanzioni imposte (nessun cenno, invece, a possibili nuovi sanzioni), né a farsi intimidire dalla manipolazione strategica del mercato energetico da parte di Putin. Proprio per questo, la Presidente ha annunciato che la Commissione continuerà ad adoperarsi da una parte per assicurare il massimo supporto all’Ucraina (non solo attraverso l’invio di armi e fondi per la ricostruzione, ma anche includendola nel mercato unico europeo), dall’altra per ridurre la dipendenza europea dalla Russia, riconosciuta da von der Leyen come un grave errore commesso dall’Europa. Per questo verranno proposte misure che consentano agli Stati membri di ridurre il consumo di energia elettrica, nonché la riforma del mercato dell’energia elettrica per arginare l’influenza del gas sul prezzo di questa (nessun riferimento esplicito, però al “tetto sul prezzo del gas”). Tuttavia, a fronte di forti dichiarazioni politiche, le misure prospettate per il contrasto al caro-vita sono apparse generiche. È stato invece ribadito come queste possano rappresentare soltanto soluzioni di breve periodo, mentre è necessario guardare anche al lungo termine, cercando un nuovo paradigma. Ecco quindi le proposte nell’ambito del Green Deal, pilastro fondamentale di questa Commissione che, se fino a un anno fa aveva “solo” l’ambizioso obiettivo di rendere l’Europa il primo continente ad azzerare le emissioni nette di gas serra, oggi è doppiamente importante perché deve anche alla crisi energetica in corso. Von der Leyen ha annunciato massicci investimenti nell’idrogeno e la creazione di una Banca europea dell’idrogeno.
Tra le altre novità annunciate ci sono le nuove idee per la governance economica (in arrivo ad ottobre), che dovrebbero garantire agli Stati membri maggiore flessibilità nei rispettivi percorsi di riduzione del debito, il pacchetto di aiuti per le piccole e medie imprese e altre misure volte a creare un ambiente imprenditoriale favorevole e che renda competitiva l’economia europea. Quest’ultima dipende anche dall’approvvigionamento delle materie prime critiche, come terre rare e litio, da perseguire attraverso accordi commerciali con Paesi terzi e volti a evitare di ricreare una situazione di dipendenza da un unico partner.
E ancora, l’annuncio del 2023 come Anno europeo delle competenze, per accelerare e migliorare il riconoscimento delle qualifiche professionali in Europa, e l’invito agli Stati membri di concludere il Nuovo Patto sull’immigrazionee l’asilo, affinché l’Europa possa gestire le migrazioni con dignità e rispetto e con la stessa solidarietà tra Stati mostrata nell’accoglienza dei rifugiati ucraini.

© European Parliament
NextGeneration EU ha trovato uno spazio relativamente ridotto nel discorso di quest’anno: la Presidente si è limitata a sottolinearne l’importanza epocale per l’Europa e ha ricordato come esso sia soltanto alle battute iniziali, avendo l’UE erogato ad oggi soltanto 100 miliardi degli oltre 800 previsti.
Von der Leyen ha invece posto un forte accento sulla democrazia, a diversi livelli, che – nelle parole di David Sassoli, a cui la Presidente ha voluto rendere omaggio – “non è passata di moda, ma deve aggiornarsi per continuare a essere strumento per migliorare la vita delle persone”.

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Von der Leyen ha innanzitutto evidenziato l’importanza di proteggere le nostre democrazie, non solo combattendo le minacce esterne (come la disinformazione) e quelle interne (in primis la corruzione), ma anche difendendo l’indipendenza della magistratura e tutelando il bilancio europeo attraverso il meccanismo di condizionalità, strumento che permette di bloccare l’erogazione dei fondi di NGEU ai Paesi nei quali si verifichino violazioni sistematiche dello Stato di diritto. Tuttavia, von der Leyen non ha menzionato il grave e persistente deterioramento dei valori democratici in corso in Polonia e Ungheria.
In secondo luogo, ha ricordato l’importanza di orientare la politica estera europea verso il rafforzamento delle democrazie, prime tra tutte quelle europee, prospettando per Balcani Occidentali, Ucraina, Moldova e Georgia un futuro comune nell’Unione (senza distinguo, nonostante il percorso di accesso dei Paesi balcanici sia in corso da diversi anni), nonché sostenuto la proposta di una Comunità Politica Europea, ossia uno spazio di dialogo politico allargato agli altri Paesi europei non-UE.
Infine, ha insistito sull’importanza della Conferenza sul Futuro dell’Europa quale esperimento di democrazia e partecipazione civica che si estende ben oltre il momento delle elezioni. I panel di cittadini saranno al centro della vita democratica europea e, a dimostrazione di ciò, von der Leyen ha voluto presentare la nuova iniziativa sulla salute mentale quale esempio del seguito che la Commissione darà agli spunti formulati dalla Conferenza conclusasi il 9 maggio scorso. Nella lettera di intenti che la Presidente ha inviato alla Presidente del Parlamento europeo e al Presidente di turno del Consiglio dell’UE, inoltre, si trova la lista completa delle iniziative che la Commissione si propone di attuare nel 2023: tredici su ventinove sono volte a rispondere alle proposte della Conferenza o contribuiscono indirettamente alla loro attuazione.
Ma soprattutto, la Presidente ha aperto al più dirompente dei potenziali esiti della Conferenza, la revisione dei trattati europei, appoggiando la proposta di convocazione di una convenzione europea avanzata dal Parlamento. Von der Leyen ritiene che sia necessario riformare i trattati per “migliorare il modo di agire e prendere le decisioni”, probabile allusione alla necessità di superare il voto all’unanimità, e per preparare l’Unione in vista del suo allargamento, un po’ come si era reso necessario alla fine degli anni Novanta prima dell’adesione dei Paesi dell’Europa centro-orientale. Inoltre, la Presidente ha proposto di iscrivere la solidarietà tra generazioni tra i principi dei trattati, impegnandosi a porre le aspirazioni dei giovani al centro del lavoro della Commissione.
La Presidente ha concluso auspicando un’Unione unita che superi le avversità insieme. Comprensione della complessità del momento e visione politica non mancano, adesso viene il momento di mettere in atto tutte le misure prospettate e di essere in grado di disegnarne ulteriori in grado di rispondere alle necessità quotidiane degli europei. Per questo, come sempre, serviranno una Commissione ancora più ambiziosa e Stati membri solidali e disposti al compromesso e al cambiamento che le sfide di oggi richiedono.
A cura di Pietro Sala