Parlare di Europa al presente

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Il racconto di Mattia Verriello, ambasciatore per l’edizione 2022/23.

Il Progetto Ambasciatori della Fondazione Megalizzi dà un’opportunità speciale a chi vi prende parte: parlare dell’importanza dell’Unione europea per il nostro futuro e per quello delle prossime generazioni. Non bisogna sottostimare, però, quella che è la vera novità per i ragazzi e le ragazze che partecipano a questa iniziativa, ovvero poter parlare di presente, di attualità.

Uno dei grandi limiti del sistema scolastico nel nostro Paese, una delle grandi mancanze che da anni vengono riportate dagli studenti e dalle studentesse italiane, è proprio l’assenza di una scuola che prepari a capire il presente nei suoi aspetti più pragmatici, più quotidiani. 

Bisogna ammettere, a onore del vero, che dei passi in avanti sono stati fatti. Per esempio, l’introduzione delle ore di Educazione Civica che coinvolgono trasversalmente tutti gli insegnamenti è già un ottimo obiettivo. Tuttavia, questo non è sempre sufficiente.

Parlare dell’Europa al presente significa che l’attualità irrompe nell’aula e che spiegare le parole di Spinelli, Rossi, Monnet, Schuman diventa qualcosa di concreto. Mentre svolgevamo i nostri incontri con i ragazzi e le ragazze dei licei, tre episodi ci hanno dato l’occasione di vedere l’Unione europea farsi cosa viva nel nostro presente. Tre episodi di politica vera, quella che si fa tutti i giorni in Parlamento, nelle strade, sui media: la sospensione dei pagamenti a Polonia, Ungheria e Cipro da parte dell’UE in assenza delle condizioni base per applicare la Carta dei diritti fondamentali UE; nei primi giorni di marzo, il rinvio dello stop europeo ai veicoli diesel e benzina dal 2035 e le reazioni dei giornali italiani; infine, le manifestazioni in Georgia sotto la bandiera europea. Partirei proprio da quest’ultimo.

Non si può biasimare un adolescente nato e cresciuto in una democrazia liberale se non riesce a comprendere fino in fondo il valore di quella che può apparire come una semplice bandiera blu con dodici stelle gialle. Tuttavia, un’alternativa esiste: mostrare che a reggere quella bandiera c’è una donna che la sventola fiera in segno di resistenza agli idranti delle forze militari georgiane durante la protesta contro una legge che di fatto porterebbe il Paese più vicino alla Russia illiberale guidata da Vladimir Putin. Guardando quelle immagini, un diciottenne del 2023 coglie nel pieno il senso di quella bandiera, il significato di quella protesta, di determinati valori.

Un altro esempio è senza dubbio la già citata sospensione dei pagamenti a Polonia, Ungheria e Cipro per il non rispetto dei trattati. Un liceale, che ha incontrato solo sui libri di scuola la suddivisione dei poteri o il concetto di stato di diritto, farebbe fatica a capire che si tratta di elementi più che mai all’ordine del giorno, ma soprattutto che si tratta di conquiste mai scontate. Invece, osservare insieme quanto accade in alcuni dei paesi dell’Unione, capire insieme che il rispetto di determinati valori non è opinabile, vedere concetti teorici farsi concreti nella nostra contemporaneità, significa parlare di Europa al presente prim’ancora che al futuro.

Infine, come si è detto, il rinvio della decisione sullo stop ai motori termici a partire dal 2035 che uno dei principali quotidiani italiani ha annunciato in prima pagina con il titolo “Vittoria del Governo. Ue battuta, auto salva.” Quale esempio migliore per dimostrare il tono con cui spesso si parla di Unione europea? I ragazzi e le ragazze hanno subito notato come nelle parole de Il Giornale vi fosse una contrapposizione tra l’Italia e l’UE, dove la seconda è in qualche modo nemica della prima. L’attualità, il presente, i giornali pubblicati proprio nel giorno in cui in aula avremmo parlato di cos’è oggi l’Unione, ci hanno permesso di approfondire il tema delle competenze delle diverse istituzioni europee e di come ogni decisione venga presa secondo una prevista procedura legislativa in cui sono le regole della democrazia e definire i risultati ottenuti, non quelle dello scontro tra nemici. Per altro, nei giorni in cui questa riflessione viene scritta, si scopre che i ministri europei dell’Energia hanno ratificato a maggioranza il regolamento sullo stop ai motori termici alimentati a benzina e diesel nel 2035, e che proprio l’Italia non ha votato in modo contrario ma si sia solo astenuta.

Così, i diritti, la democrazia, la pace e l’ecologia non sono rimasti temi astratti, obiettivi già raggiunti in un remoto passato, o da raggiungere in un lontano futuro. Tutti questi elementi si sono presentati in classe come qualcosa di estremamente attuale, estremamente presente. Insieme, abbiamo scoperto come davvero l’Unione sia qualcosa che ci riguarda ogni giorno. Insieme, abbiamo capito che l’Europa è senza dubbio “la vera chiave del nostro futuro”, ma è soprattutto la concreta realtà del nostro presente. Probabilmente, senza il Progetto Ambasciatori questo non sarebbe avvenuto.

A cura di
Mattia Verriello