Facciamo ordine: L’Ue ai tempi del coronavirus

Mar 20, 2020 | News

Nell’emergenza coronavirus, le risposte semplici si perdono nella confusione.

Ogni giorno siamo travolti da dichiarazioni e smentite, da statistiche e fake news, da titoli sensazionalistici e pochi contenuti. Una tensione che mette tutti contro tutti, crea distanze e blocca i confini. Il virus, però, non ha confini. 
In questo scenario, l’Unione europea è bersagliata da media e politici che la accusano di non aver coordinato gli Stati e di non essere intervenuta in modo deciso e tempestivo. 

È colpa dell’Europa? E di quale Europa stiamo parlando? Quella delle istituzioni? Quella dei trattati? Quella dei cittadini? Quella degli Stati membri?

Andiamo con ordine. L’Unione europea è tutto questo. È rappresentata dalle istituzioni e costituita dagli Stati membri, i quali cedono volontariamente una parte della propria sovranità per un’unione di valori, di principi e di norme in ambiti e settori specifici. Gli Stati, quindi, hanno accettato quali competenze gestire a livello nazionale e quali affidare all’Ue.

 

Visto che parliamo di emergenza sanitaria: la sanità rientra tra le competenze dell’Ue?

No. Stando all’articolo 168 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione europea, l’Ue non ha competenze dirette per obbligare gli Stati ad adottare delle misure precise in materia sanitaria.

L’azione dell’Unione, che completa le politiche nazionali, si indirizza al miglioramento della sanità pubblica, alla prevenzione delle malattie e affezioni e all’eliminazione delle fonti di pericolo per la salute fisica e mentale. […] 

Come letto nel trattato, le istituzioni europee “completano” le azioni degli Stati membri. Questo significa che ogni Stato definisce il modo in cui agire, mentre il compito dell’Ue è quello di sostenere la cooperazione tra gli Stati membri e, eventualmente, elaborare un piano di supporto economico e finanziario.
In questi giorni, abbiamo assistito alle diverse risposte che ogni Stato ha messo in atto. Dal canto suo, l’Unione europea, non potendo obbligare gli Stati ad un’azione unitaria, ha dato il via ad un coordinamento. 

Stando all’articolo 168 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione europea, l’Ue non ha competenze dirette per obbligare gli Stati ad adottare delle misure precise in materia sanitaria

Come si manifesta il coordinamento europeo? 

A seguito del blocco delle esportazioni di materiale medico da parte di Francia e Germania, che hanno agito in primo luogo per tutelare i propri cittadini, la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen è intervenuta in rappresentanza dell’Ue. Pur non avendo l’Ue competenza diretta in ambito sanitario, la Presidente si è appellata alle regole del mercato interno per impedire il blocco.
A questo proposito, il commissario europeo per il mercato interno, il francese Thierry Breton, ha minacciato di avviare una procedura di infrazione in quanto il bando all’export costituisce una violazione delle regole del mercato interno europeo. A quel punto, i due paesi hanno sbloccato lo stop. 

E così è partito il coordinamento europeo. La Commissione europea, interagendo giornalmente in videoconferenza con i 27 ministri nazionali della Salute e degli Interni, fornisce dati, analisi e ricerche su indicazione dell’Agenzia Europea per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (ECDC). Per incentivare la ricerca e rispondere all’emergenza, la Commissione ha messo a disposizione budget per la ricerca, ma anche per start-up, imprese tecnologiche e industria farmaceutica. 

Sempre nell’ottica del coordinamento, martedì 17 marzo il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha accolto la proposta della Commissione di chiudere le frontiere esterne di Schengen(1). Tradotto, i 27 Stati membri hanno accettato di rafforzare i confini esterni, applicando restrizioni temporanee per i viaggi non essenziali nel territorio europeo per un periodo di 30 giorni.

Von der Leyen ha anche annunciato l’istituzione di corsie preferenziali per agevolare e velocizzare il trasporto di alimentari, medicinali e altri beni di prima necessità.

I 27  Stati membri hanno accettato di rafforzare i confini esterni, applicando restrizioni temporanee per i viaggi non essenziali nel territorio europeo per un periodo di 30 giorni.

Si può sospendere Schengen?

I paesi hanno la facoltà di sospendere Schengen solo in situazioni eccezionali e per un limite di tempo definito. 
In ogni caso, nelle conclusioni del Consiglio europeo si legge la volontà di tutti gli Stati di garantire il passaggio di medicinali, generi alimentari e merci e di permettere ai cittadini europei di rientrare nei propri paesi. 

Qual è l’apporto economico che l’Ue intende dare agli Stati?

La Banca Centrale Europea mette sul piatto 750 miliardi di titoli per sconfiggere l’emergenza economica e salvare gli stati europei dall’attacco del Covid-19. La notte di mercoledì 18 marzo, il consiglio direttivo d’emergenza ha approvato il cosiddetto Pandemic emergency purchase programme, cercando di rimediare alla dichiarazione della Presidente della BCE Christine Lagarde che solo una settimana fa aveva detto: «Non intendo passare alla storia per un whatever it takes due. Ridurre lo spread non è nostro compito» facendo tentennare i mercati, invece di rassicurarli. 

Qui Lagarde faceva riferimento al whatever it takes pronunciato da Mario Draghi ai tempi della crisi europea e che ha portato al quantitative easing della BCE.

E Lagarde ci ha ripensato: le sue ultime dichiarazioni, infatti, «Tempi straordinari richiedono azioni straordinarie», cambiano radicalmente la posizione definita pochi giorni prima.
Inoltre, la Commissione europea ha annunciato di voler attivare la clausola di salvaguardia generale che permette di sospendere i vincoli sulla spesa previsti dal Patto di stabilità e di crescita. 

A questo, l’Eurogruppo, il centro di coordinamento europeo che riunisce i Ministri delle finanze dei 19 Stati membri che hanno adottato l’euro, ha deciso di aggiungere 120 miliardi di euro ricavati dalle misure fiscali (1% dei PIL nazionali) e un budget di 37 miliardi proposto dalla Commissione, destinato inizialmente ai fondi strutturali per la politica di coesione, ma ricollocati verso i sistemi sanitari degli stati nazionali per le imprese e i lavoratori colpiti dall’emergenza.
Manca l’ultimo tassello: il Parlamento europeo si incontrerà, in seduta straordinaria, il 26 marzo, e voterà, online per la prima volta, al fine di approvare tempestivamente le nuove misure per affrontare l’emergenza coronavirus.

 

 

 

 (1) Che cos’è Schengen?

L’accordo di Schengen, firmato il 15 giugno 1985 da Belgio, Francia, Germania, Lussemburgo e Paesi Bassi, stabilisce la progressiva soppressione dei controlli alle frontiere interne all’Ue e l’introduzione della libertà per i cittadini dei paesi firmatari. La convenzione di Schengen completa l’accordo, definendo le condizioni e le garanzie riguardo all’istituzione di uno spazio di libera circolazione. Firmata nel 1990 dagli stessi cinque paesi, è entrata in vigore nel 1995. Attualmente lo spazio comprende 22 dei 27 paesi dell’Ue e altri 4 paesi extra Ue, Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera.