EUROPAROLA: GIORNALISMO

Mag 3, 2023 | News

EuroParola è una rubrica a cura dei volontari e delle volontarie della Fondazione Antonio Megalizzi per spiegare in modo semplice le politiche europee a partire da una parola.

Sono passati esattamente 30 anni dalla dichiarazione di Windhoek. Il primo documento in cui si misero nero su bianco le “condizioni necessarie per la costituzione e lo sviluppo di una stampa indipendente, libera e pluralista in Africa”, un anniversario non da festeggiare, ma da ricordare e su cui vigilare. Una data che ci ammonisce e invita a proseguire un percorso verso sempre maggiori garanzie per proteggere la libertà di informazione. La giornata mondiale della libertà di stampa ricorre il 3 maggio proprio in memoria di questa dichiarazione. Ancora una volta, come altre in passato, è dall’Africa che arriva la spinta verso una evoluzione in una qualche direzione. Fu in Africa che nel 1263 fu promulgata la Carta di Mandè, la Costituzione del regno del Mali, nel cui incipit si recitava Lo spirito dell’uomo vive grazie a tre cose: vedere ciò che ha voglia di vedere, dire ciò che ha voglia di dire, fare ciò che ha voglia di fare, perciò ora ciascuno risponde della sua persona, è libero nei suoi atti, nel rispetto delle leggi del suo paese”. Quasi in contemporanea con la Magna  Charta inglese, nel regno del Mali si garantivano i diritti e le libertà di tutti gli appartenenti al regno, ma in quella africana la libertà di espressione di ogni uomo era già esplicitamente tutelata.

La libertà di stampa nel mondo e il Giallo Italia

Reporters sans frontières (RSF) ogni anno stila una classifica sul grado di libertà dei giornalisti nelle diverse nazioni del mondo e su quanto le autorità siano in grado di fare rispettare tale libertà, in una scala cromatica in cui il blu indica situazione ottimale e il rosso scuro situazioni molto gravi. La presenza di gradazioni di azzurro rappresenta una parte inferiore alla metà del territorio mondiale.

Se si considerano gli stati colorati in blu, cioè  caratterizzati da una situazione soddisfacente, si trovano soltanto Norvegia, Svezia, Finlandia, Danimarca, Lituania e Portogallo. Secondo RSF, il 73% di 180 nazioni presenta situazioni  «molto gravi», «difficili» o «problematiche» per chi svolge il lavoro di giornalista. Un peggioramento dovuto all’aumento del «caos informatico» e della disinformazione. Nel  convegno internazionale dal titolo “Giornalismo e Disinformazione”, svoltosi presso l’Università di Palermo (16 e 17 Dicembre 2021) diversi studiosi e giornalisti hanno posto l’accento sulla pervasività dei social media che hanno dato spazio a un mix problematico di contenuti fattuali e totalmente (o parzialmente) falsi o errati, creati con livelli diversi di intenzionalità (disinformation, misinformation, malinformation).  Qui si evidenzia la seconda questione importante: le piattaforme che raccolgono metadati e diffondono informazioni su internet sono sovranazionali e le loro politiche di marketing e diffusione di notizie difficilmente controllabili tramite quadri giuridici di stati o federazioni di stati.

La mappa di Reporters sans frontières evidenzia una situazione europea singolare. La mappa è azzurra, situazione soddisfacente, o blu, situazione buona, in quasi tutti gli stati che firmarono il Trattato sull’Unione europea a Maastricht il 7 febbraio 1992. La suddivisione è netta, i paesi di recente ingresso, nati dalla rottura del blocco sovietico, sono colorati di giallo, cioè sono caratterizzati da problemi notevoli dal punto di vista della libertà di stampa. 

A trent’anni dalla caduta del muro, società vissute sotto un controllo serrato dell’informazione potrebbero ancora essere considerate convalescenti da questo punto di vista. Anche la Grecia è gialla, e anche qui la dittatura dei colonnelli terminata negli anni 70 del secolo scorso e la recente grave crisi economica possono essere motivo di una libertà di stampa limitata.

Il giallo dell’Italia è più misterioso. Non abbiamo subito dittature recenti, non abbiamo rischiato il default economico, siamo un paese democratico. Eppure il Paese è passato dalla posizione 41 nel 2021 alla posizione 58 nel 2022. Suriname e Gambia si attestavano in posizioni superiori rispetto alla nostra.

La classifica di RSF viene stilata in base a un questionario anonimo composto da 87 domane. Dalle risposte dei giornalisti italiani è emerso che, pur godendo di un apparente buon grado di libertà, spesso si assiste ad una forma di autocensura per cui chi scrive segue la linea editoriale della propria testata. La paura di diffamazione, di querele, di ritorsioni da parte di organizzazioni criminali fa sì che non si debba arrivare alla minaccia diretta perché si tende preventivamente ad un ammorbidimento delle opinioni.

Inoltre si lamenta una non adeguata azione legislativa. Diversi progetti di legge che dovrebbero tutelare l’attività giornalistica vengono da anni procrastinati. In particolare, il reato di diffamazione, e soprattutto di diffamazione a mezzo stampa,  art. 595 del Codice penale, che risale al 1930, andrebbe aggiornato.  È del 29 marzo scorso il documento in cui il  Consiglio nazionale dell’Ordine  dei giornalisti  ha  invitato il legislatore ad adeguare la normativa nazionale in materia di diffamazione a mezzo stampa, in linea con quanto sancito dalla Corte Costituzionale con la sentenza 150 del 2021 e dai numerosi pronunciamenti emessi dalla Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) secondo la quale la previsione del carcere non è compatibile con l’art. 10 della Convenzione europea, così come non lo sono sanzioni pecuniarie troppo elevate, in quanto costituiscono una ingiustificata limitazione alla libertà di stampa.

Anche il contesto economico incide sulla diminuzione della libertà di stampa. I media dipendono sempre più da entrate pubblicitarie, con una conseguente maggiore interferenza da parte dei finanziatori.
Non ultima la sicurezza, nel 2022 sono stati 111 i casi di intimidazione nei confronti di giornalisti in Italia e 22 cronisti vivono sotto scorta 24 ore al giorno. Un Paese giallo in quella mappa significa tutto questo, e se come ha detto il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella  “La libertà di stampa, insieme alla libertà di essere informati, è il termometro della salute democratica di un paese”. Occorre vigilare perché quel termometro dia di nuovo il blu.

I provvedimenti dell’Unione europea

In un quadro mondiale prevalentemente negativo, l’Unione europea sta muovendo passi importanti per la salvaguardia della libertà di stampa. Sta lavorando affinché almeno i 27 Stati membri presentino tutti un colore blu in una futura mappa mondiale di RSF. La Commissione europea sta dimostrando grande attenzione al tema del pluralismo dell’informazione e sono stati emanati diversi provvedimenti in favore della libertà di stampa. Oltre all’art.11 della Carta dei diritti fondamentali già citato sopra, in cui si pone l’accento sulla libertà di espressione, la Commissione ha messo in moto diverse iniziative per promuovere un ecosistema mediatico sostenibile. È del 2018 la direttiva (UE) 1808 che modifica e aggiorna la direttiva AVMS, nell’ambito della strategia per il mercato unico digitale, nella quale si chiede agli Stati membri di assicurare la libertà di ricezione e non ostacolare la trasmissione di media audiovisivi provenienti da altri Stati membri

Per limitare delle grandi piattaforme online l’UE ha preso in considerazione norme specifiche per garantire condizioni di parità tra le aziende digitali, indipendentemente dalle loro dimensioni.  Particolare efficacia potrebbe avere la direttiva sulle azioni legali strategiche contro la partecipazione del pubblico (SLAPP). La proposta, che prima di poter diventare un atto legislativo dell’UE dovrà essere discussa e adottata dal Parlamento europeo e dal Consiglio,  fornisce agli organi giurisdizionali e alle persone che sono bersaglio di azioni bavaglio gli strumenti per contrastare i procedimenti giudiziari manifestamente infondati o vessatori.

Inoltre l’UE sta affrontando il tema della libertà di stampa e dell’indipendenza dei media con la proposta di regolamento Ue European Media Freedom Act (EMFA). L’obiettivo è  proteggere il pluralismo contrastando l’ingerenza politica nelle linee editoriali dei media, salvaguardandone l’indipendenza attraverso il finanziamento pubblico stabile, impedire l’utilizzo di spyware. Il provvedimento sarà volto anche ad impedire la concentrazione del mercato dei media. L’approvazione dell’EMFA  sarebbe un enorme passo in avanti nella direzione del pluralismo dell’informazione. Tutti questi provvedimenti sono ancora in fase di approvazione, ma la spinta europea verso un mercato dell’informazione scevro da ingerenze antidemocratiche è chiara.  Dal punto di vista non strettamente giuridico è da segnalare anche l’attenzione alla formazione dei nuovi giornalisti. il programma  Youth4Regions, dedicato agli aspiranti giornalisti. Ad ottobre di quest’anno 37 studenti di giornalismo lavoreranno a stretto contatto con giornalisti esperti e visiteranno le istituzioni dell’UE e le sedi degli operatori del settore dei media. I 37 studenti potranno partecipare al concorso per il premio Megalizzi-Niedzielski per aspiranti giornalisti, che verrà assegnato l’11 ottobre 2023

A cura di Domenico Rocco Megalizzi