eye 2021: IL COSACCO E LO ZAR

Ott 27, 2021 | Contributi

Dopo secoli la storia di uno Zar con mire espansionistiche e di un cosacco che difende la propria gente si ripete: siamo in Crimea, nel 2014, lo Zar si chiama Vladimir Vladimirovič Putin e il cosacco è Oleg Hennadijovyč Setsov. 

Nella primavera che segna l’invasione russa nel territorio ucraino di Crimea, gli agenti del Servizio federale per la sicurezza della Federazione russa (ФСБ) arrestano il regista Oleg Sentsov. Solo nell’agosto 2015 le autorità si pronunciano sull’accusa: “pianificazione di atti di sabotaggio e terrorismo” al termine di quello che Amnesty International definisce un “processo farsa d’era staliniana”, con la condanna a 20 anni in un carcere di massima sicurezza dell’estrema Siberia. 

Nella prima lettera fatta uscire di prigione con successo, Sentsov denuncia la guerra “vigliacca” della Russia in Ucraina, una guerra alla quale Mosca sostiene di non partecipare.

Da tre anni sono rinchiuso in una prigione russa. In questi tre anni è stata condotta una guerra contro il mio paese“, scrive Sentsov. “Il nemico sta combattendo come un codardo, vile, fingendo di non avere niente a che fare con questo. Nessuno ci crede. Ma questo non lo ferma”. Conclude: “Se dobbiamo diventare chiodi nella bara di un tiranno, vorrei diventare uno di questi chiodi. Sappiate solo che questo particolare chiodo non si piegherà”.

Il 14 maggio 2018, Sentsov inizia uno sciopero della fame a tempo indeterminato per protestare contro l’incarcerazione di tutti i prigionieri politici ucraini in Russia, chiedendo il loro rilascio. Dopo 145 giorni lo interrompe per problemi di salute e per la minaccia dell’alimentazione forzata.

Il Cremlino rifiuta di considerare lo scambio di Sentsov con i russi imprigionati in Ucraina poiché considerato lui stesso cittadino russo: una volta arrestato non ha modo rifiutare la cittadinanza dopo l’annessione della Crimea da parte di Mosca, e la riceve “automaticamente”.

Nell’autunno 2018 il Presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani annuncia l’assegnazione a Sentsov del Premio Sakharov per la libertà di pensiero. “Mettendo la sua vita in pericolo, il regista ucraino Oleg Sentsov è diventato il simbolo della lotta per la liberazione dei prigionieri politici in Russia e nel mondo. Conferendogli il Premio Sakharov, il Parlamento europeo esprime la solidarietà a lui e alla sua causa. Chiediamo la sua immediata liberazione. La sua battaglia ci ricorda che è nostro dovere difendere i diritti umani in tutto il mondo e in qualunque circostanza

Il 7 settembre 2019 il regista viene rilasciato come parte di uno scambio di prigionieri con il governo di Kiev.

Il 9 ottobre 2021 incontriamo Sentsov al Parlamento europeo di Strasburgo in occasione di EYE 2021. Durante il Q&A non si risparmia da nessuna domanda, rispondendo a ciascuna con una potenza che in pochi secondi abbatte il muro fra sé e tutti i partecipanti. Ci racconta della sua produzione come regista e scrittore, degli anni in carcere e del rapporto con i suoi carcerieri, del suo lavoro come attivista e del futuro fra Ucraina e Russia. Ciò su cui pone maggiormente l’accento però è la difficile condizione dei dissidenti nei paesi della ex Unione Sovietica, la mancanza di libertà di pensiero ed espressione e, in fondo, un tacito e doloroso isolamento internazionale. Per rendere giustizia alle sue parole non possiamo cercare di ripeterle ma solo consigliare di ascoltarlo e leggerlo direttamente per capirlo davvero. 

Il suo discorso conclusivo è di ringraziamento verso gli sguardi dei presenti, sguardi di chi vuole vedergli dentro dice, di ragazzi e ragazze che sicuramente dopo questo incontro non rimarranno a guardare. Ci chiede di informarci continuamente, di condividere il lavoro di chi cerca di far sentire la propria voce in mascherati regimi democratici perché solo facendo circolare le informazioni corrette possiamo aiutarli ogni giorno.

Al termine della sessione formale, l’emozione è davvero forte nel trovarsi a tu per tu con lui, desideroso di lasciarci qualcosa, un seme che possa germogliare oltre i confini e sradicare con le sue radici ogni censura, ogni silenzio, ogni prigione. 

All’inizio di “Gamer”, lungometraggio del regista ucraino, Koss, il personaggio principale, ascolta un amico che gli dice che nella loro difficile città ucraina, “questo buco”, è impossibile raggiungere la grandezza. Koss risponde che “anche un buco ha una luce alla fine“. Sentsov e i suoi sostenitori possono solo sperare di vederlo presto.

A cura di Francesco Bartalesi

Fonti: 

Ten reasons you should give a damn why Oleg Sentsov’s hunger strike matters, in Meduza, 8 giugno 2018

Il Premio Sacharov 2018 assegnato a Oleg Sentsov, in Attualità, Parlamento europeo, 25 ottobre 2018.

Premio Sakharov 2018 al regista ucraino Sentsov, in Repubblica.it, 25 ottobre 2018

Letter from Ukrainian film-maker Oleg Sentsov smuggled out of prison, in The Guardian, 12 settembre 2016

For Ukrainian director Oleg Sentsov, a battle with no end in sight, in Los Angeles Times, 16 luglio 2014